Il grande Eduardo De Filippo diceva: Ogni due minuti muore un imbecille e ne nascono due. Vale anche in politica?
Dopo il Congresso di Chianciano nel 2007, quando decidemmo di intraprendere la via per una sinistra plurale, appoggiando la mozione Vendola, uscendo da Rifondazione Comunista, mai mi sarei creduta che, dopo soli dieci anni, sarei stata spettatrice di una deriva personalistica e "poltronara" così prepotente da devastare il sogno di un partito di sinistra compatto, forte, unitario, aperto.
In Italia c’è bisogno di una sinistra forte, capace di governare, portavoce di un popolo che crede nei diritti e nelle battaglie a difesa dei più deboli.
Tutto questo può accadere, ma mi permetto di fare alcune considerazioni su ciò che penso bisognerebbe evitare, per far sì che un soggetto politico nuovo possa sopravvivere per più di quindici giorni.
Non ci sono vere democrazie senza organizzazioni di partito che raccolgono idee.
Si dice spesso che la forma partito sia in crisi, non sono d'accordo, credo che ad essere in crisi sia la democrazia dal basso all'interno dei partiti, che parta cioè dalle realtà territoriali.
Dopo la svolta di Chianciano, il soggetto politico che ne è nato si è subito presentato come un "partito con una formula leggera", quasi che la parola partito contenesse di per sé un’accezione negativa.
Nel tempo questo “partito leggero” si è ridotto a un comitato elettorale di pochi, sradicato dai territori, una sorta di realtà astratta, in cui i circoli non hanno avuto più alcun potere perché annullati da scelte imposte dal gruppo dirigente nazionale.
Rifondare i circoli territoriali significa dalle alle idee dei volti di riferimento, ignorare la base significa essere politicamente miopi.
A questo proposito vorrei porre ai dirigenti del nuovo soggetto Liberi e Uguali ed a tutti i dirigenti di questi variopinti soggetti di sinistra, qualche domanda:
In quali stanze vengono prese le decisioni?
Da chi?
Chi decide, a quale titolo lo fa?
L'attuale gruppo dirigente da chi è stato legittimato?
Quali basi territoriali rappresenta?
In quali sedi sono stati decisi i nomi che poi rappresenteranno le varie aree nelle realtà sia televisive che politiche?
E' prevista una democrazia dal basso, attraverso la quale i rappresentanti eletti in ciascun circolo territoriale possano poi rappresentare le varie realà nelle competizioni elettorali e decidere eventuali candidati?
Volendo esprimere una linea politica dove, come, ed a chi devo rivolgermi?
La persona che mi verrà indicata, a quale titolo è stata legittimata a farsi promotore delle varie istanze e da chi è stata scelta, soprattutto, in quale sede fisica?
La partecipazione attiva come viene organizzata?
La sinistra è diventata oligarchica, personalistica, centralista, intellettualoide con pochissimi (spesso ignorati) quadri operai, è inaccettabile un gruppo dirigente autonominato che decide le liste bloccate, la modalità di tesseramento, le alleanze, perchè sarà destinato a scomparire.
I nuovi soggetti che stanno nascendo a sinistra non devono rimanere un'operazione di apparato, ma devono saper sfruttare lo spazio lasciato dal PD, ormai partito di centro, attraverso la creazione di punti programmatici forti e chiari, la rappresentanza non può e non deve esaurirsi nel momento elettorale.
Nei momenti di difficoltà economica la deriva ferocemente individualistica che ne consegue non ha risparmiato nemmeno la politica, considerata un’occasione per ottenere la possibilità di un reddito dignitoso, di una sistemazione ben retribuita, non più una missione aggregativa e socializzante.
Le conseguenze di questo nuovo modo di approcciarsi alla cosa pubblica sono quindi l'inferocimento dei rapporti interpersonali ed il peggioramento qualitativo dei rappresentanti che eleggiamo.
Ho avuto a che fare, innumerevoli volte ed a tutti i livelli, con individui militanti che hanno solo la capacità di pontificare e di criticare ferocemente coloro che invece aggregano, costruiscono ed ottengono risultati.
Questi pontificatori, pseudo-portatori di verità assolute, attraverso la delegittimazione del leader, cercano consensi al fine di ottenere un pò di visibilità ed una misera poltroncina.
Sapeste quanti "sederi miracolati" ho incontrato sul mio cammino e tutti, sottolineo tutti, chi portatore sano, chi in forma terminale, affetti da una malattia contagiosissima, la terribile Sindrome Rancorosa del Beneficato, malattia che si manifesta attraverso una feroce e bieca ingratitudine mista ad invidia.
Come bene ci spiega la professoressa-psicoterapeuta Maria Rita Parsi, che ha scritto uno splendido libro a riguardo: questa sindrome è quel sordo ed ingiustificato rancore che coglie chi ha ricevuto un beneficio, poichè tale condizione lo pone in un debito di riconoscenza e di inferiorità (a tutti i livelli) oggettiva, che il rancoroso di turno non vuole riconoscere al punto di arrivare a dimenticare tale debito ed a sminuirlo, a trasformare inoltre il benefattore stesso in una persona da dimenticare, se non addirittura da penalizzare e calunniare.
Dante metteva "gli ingrati verso il benefattore" nel IX cerchio dell'inferno, vicino al Diavolo!
Vigliacchi, presuntuosi, "succhiaruote" a parte, penso che un nuovo processo a sinistra può rinvigorirsi se diamo spazio a chi ha saputo costruire consenso nelle singole realtà territoriali, può rinvigorirsi se trascende l'ipocrisia delle quote rosa ed inizia a parlare di individui a prescindere dal sesso e se trascende il ridicolo razzismo del fattore anagrafico: abbiamo assistito al fallimento dei quarantenni e del giovanilismo al potere.
Abbiamo bisogno di esperienza, di saggezza, di volontà, di consenso che si traduca in voti.
Noi militanti che ci crediamo davvero, vogliamo essere rappresentati da chi abbiamo avuto la possibilità di eleggere democraticamente, vogliamo una casa in cui poter dare il nostro contributo.
Mi auguro che la strada non sia ancora troppo lunga, intanto però, e cito di nuovo il grande Eduardo De Filippo stavolta di Napoli Milionaria, armiamoci di tanta pazienza perchè: Ha da passà a nuttata....
Alla Prossima.
Letizia Moroni
10 dicembre 2017
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