Letizia Moroni   Per condividere con voi idee, pensieri, considerazioni...

Cosmopolitica - Il Partito che vorrei

Il 19 -20- 21 febbraio si è tenuta a Palazzo dei Congressi a Roma “Cosmopolitica” una tre giorni di dibattito per dare inizio alla costruzione di un nuovo soggetto di sinistra, un’assemblea che ci porterà ad una fase congressuale a dicembre per dare nome simbolo e organizzazione a questo nuovo soggetto appunto.

  • Esplorare.
  • Pensare la politica e la sinistra, costruire il percorso.
  • L’Europa nel disordine globale.
  • Il lavoro nel modello capitalistico europeo.
  • Produzione consumo e modello ecologico.
  • Nuova sinistra italiana.

Sono stati soltanto alcuni tra gli argomenti trattati durante l’assemblea.

C’è bisogno di sinistra, c’è bisogno di una sinistra forte, capace di governare e con la voglia di combattere all’interno di una eventuale coalizione di governo al fine di spostare l’asse e di essere portavoce di un popolo che crede nei diritti, nella centralità dell’uomo e nelle battaglie a difesa dei più deboli.
Permettetemi però di fare alcune considerazioni su quello che è stato fino ad oggi e che spero, non sarà, l’organizzazione interna di questo nuovo soggetto politico. Temi come immigrazione, democrazia, riforma costituzionale, scuola, ambiente, lavoro tornano al centro del dibattito , rimettere insieme i pezzi della sinistra è una parte dell’obiettivo che ci si è prefissati per rafforzare e ripensare un’idea di futuro e di paese.
Il problema secondo me è come organizzare questo nuovo soggetto.
Bisogna partire dal presupposto che non ci sono vere democrazie senza organizzazioni di partito che raccolgono idee e questa è una delle leggi della politica , i partiti sono indispensabili per l’equilibrio della democrazia.
Si dice spesso che la forma partito sia in crisi e che bisognerebbe trovare una forma diversa di aggregazione per dare voce alla società civili.
Sono da sempre in disaccordo con queste affermazioni, credo che ad essere in crisi non sia la forma partito ma la coscienza politica degli italiani, sempre meno attenti all’attualità, sempre più sconfortati da una crisi economica dirompente, sempre più intossicati dalla televisione modello Berlusconi, che imbroglia l’informazione , manipola i bisogni, appiattisce le menti, una televisione che non ci considera più utenti ma consumatori e che, poiché controllata dai poteri forti, veicola il pensiero e lo strumentalizza. I movimenti, che molto spesso mobilitano egregie risorse culturali, hanno sempre bisogno poi di un’organizzazione interna che li strutturi per essere al meglio più incisivi ed hanno comunque bisogno dell’aiuto dei partiti per incidere sulle decisioni nelle istituzioni.
Come molti sociologi e politologi ci insegnano, Partito è un aggregazione o gruppo sociale che concorre alle elezioni con la volontà di vincerle.
La crisi profonda del pensiero civile emerge durante le competizioni elettorali e si manifesta attraverso un crescente astensionismo ed a volte in espressione di voti di protesta che portano a rafforzare improbabili partiti forcaioli e liberticidi.
La crisi economica lunga e grave e, purtroppo, di sistema, può spiegare in parte la crisi della forma partito, ma non ne è l’unica causa.
Nei momenti di difficoltà economica la carriera politica può diventare un’occasione per ottenere un reddito dignitoso e le conseguenze sono un esercito di “parvenue” che occupano posti di rilievo ma con una preparazione scarsa ed un altrettanto carente senso delle istituzioni.
Una volta il partito aggregava oggi allontana, più siamo, più posti dobbiamo condividere, meno siamo maggiore sarà la possibilità dei militanti di poter ottenere una svolta economica tramite la politica, tranne che in alcune rare realtà territoriali, il partito respinge non accoglie.
A questo tipo di dinamiche vanno aggiunte dinamiche di tipo socio culturale, la politica è studio ed impegno e non tutti sono disposti a regalare tempo per impegnarsi a “migliorare il mondo”.
La funzione primaria del partito dovrebbe essere quella di aggregare la domanda sociale per poter far pressione nelle decisioni di governo, avendo come scopo l’interesse generale e la legalità.
Dopo la svolta di Chianciano il soggetto politico che ne è nato si è subito presentato come un partito con una formula leggera, quasi che la parole partito contenesse di per sé un’accezione negativa.
Nel tempo questo “partito leggero” si è ridotto a un comitato elettorale di pochi, sradicato dai territori, una sorta di realtà astratta, in cui i circoli non hanno più alcun potere di elezioni di rappresentanza nella forma partito e che vede i militanti vittime di scelte imposte dal gruppo dirigente, che decide senza tener alcun conto delle eccellenze dei territori.
Eppure ignorare l’importanza della struttura partito è un grave segno di miopia politica, un partito strutturato con una democrazia interna che parte dalla base territoriale, riuscirà ad avere un maggior potere di penetrazione nelle singole realtà e diventa sicuramente più efficace.
La base sociale della sinistra radicale in passato era la classe operaia, poiché però c’è stata una mutazione intellettualoide della rappresentanza , gli operai si sentono sempre meno rappresentati dai comunisti radical chic che teorizzano invece di vivere il mondo del lavoro, che non guadagnano sul campo i voti, ma cavalcano l’antidemocrazia delle liste bloccate.
Il mondo dei media non aiuta, quando parla di politica, la intende solo come schieramento mutevole e personalizzato, perchè fa spettacolo omettendo contenuti sostanziali chiamati in causa soltanto come risposta agli scandali, che, invece, fanno spettacolo.
Funzione del partito, ovunque, è rappresentare la domanda sociale e tradurla in indirizzi politici e, nel caso di alleanze, comunicarla efficacemente.
Funzione del partito è selezionare candidati da presentare alle elezioni e a responsabilità interne.
È molto difficile il ricambio del gruppo dirigente perchè la gestione delle carriere è affidata a logiche di corrente e cordata e non di partito.
Alla base c’è una grande mancanza di formazione di cultura politica intesa come patrimonio quotidiano che dovrebbe consistere in un’idea di futuro, nella conoscenze della realtà, nella strutturazione dei valori .
Funzione del partito è organizzare la competizione per vincere.
Ma la crisi finanziaria, l’attuale populistica intenzione di eliminare finanziamenti pubblici, il declino della militanza, pregiudicano tale possibilità organizzativa. Ma è la palese inefficacia delle regole di decisione e democrazia interna che rende vana anche la più robusta delle organizzazioni, con effetti devastanti sui militanti, il braccio esecutore del partito, e quindi sugli elettori.
Funzione del partito è il controllo dell’operato e della dignità morale degli eletti e dei propri incaricati.
La corruzione è sempre un rischio, ricordiamo la questione morale posta da Berlinguer , non c’è dubbio che quella di SEL è una classe dirigente onesta e competente, ma rischia di implodere su se stessa perché non esiste democrazia all’interno.
Funzione del partito è raccordare il centro con la periferia.
Sel,nel Lazio, è un partito romanocentrico ed accentratore poiché all’interno è completamente assente la democrazia che parte dalla base.
Si pensa che la crisi della partecipazione derivi dalla crisi della forma partito, è il contrario, l’assenza di partecipazione deriva dall’assenza della forma partito perché, ben sappiamo e molti politologi lo affermano, che tutte le forme alternative di partecipazione politica, per lo meno a livello di rappresentanza nelle istituzioni, entrano velocemente in sofferenza .
L’imposizione del partito leggero voluto da Vendola subito dopo la sconfitta nel congresso di Chianciano è semplicistica e non coglie l’importanza delle scelte dal basso . La politica ed i partiti sono in crisi perché le logiche di potere e l’individualismo prevalgono su tutto, l’immagine che ne consegue è quella di soggetti che gestiscono il presente e quindi il potere .
Quindi più che la forma è la dimensione contingente della politica che la allontana la comunità.
La politica ed i partiti sono in crisi perché appaiono sempre più, non nella dimensione della comunità, ma nella dimensione della individualità: il partito diventa uno strumento . A tutte queste crisi non sfugge SEL che anche se appare un partito non personale rischia di sopravvivere più per il residuo del passato dei partiti fondatori piuttosto che per essere stato capace di aprire spazi e luoghi nuovi.
Come tentare di affrontare queste crisi? Bisogna costruire un grande partito ristrutturato dal basso.
Il progetto di un partito che sappia dialogare, laddove ce ne siano le premesse, anche con il PD, che incida e sia utile ad una forza di governo.
SEL deve rimanere un partito legato al territorio deve cercare di radicarsi attraverso le elezioni amministrative ottenendo risultati significativi, perché mantenere una organizzazione capillare è fondamentale per formare militanti preparati e presenti nelle diverse realtà.
Necessità dei partiti? Simone Weil, nel suo “Manifesto per la soppressione dei partiti” mette in discussione l’esperienza dei partiti così come l’abbiamo conosciuta e molti fanno riferimento alla sue teorie per spiegare l’astensionismo.
Non sono d’accordo, l’astensionismo è la conseguenza di una classe politica autoreferenziale che non investe più nella rete dei territori, un limite che sta destrutturando SEL da Chianciano ai giorni nostri.
L’astensionismo è anche la conseguenza di un elettorato superficiale, disimpegnato e disorientato.
Non si può parlare di rifiuto della politica dei partiti ma di rifiuto di una classe politica dirigente che non risolve più i problemi dei cittadini, una classe politica divisa in due categorie, una completamente asservita ai poteri forti, l’altra categoria invece, composta da politici, che pur volendo risolvere i problemi della gente, dimentica le eccellenze territoriali assecondando il clima di opinione prevalente e rinunciando alla battaglia per rivendicare il ruolo dei partiti all’interno della realtà democratica del nostro paese. La rappresentanza deve partire dal basso, rifondare i circoli territoriali significa dare alle proprie idee dei volti di riferimento.
L’errore di SEL è stato quello di aver creduto di poter fare a meno di un’organizzazione capillare che portò in passato Rifondazione Comunista al 7%.
La rappresentanza, che non si esaurisce nel momento elettorale, significa costruire un processo politico capace di comunicare con gli elettori affinchè possano essere presi in considerazione i bisogni e necessità della popolazione, la rappresentanza è lo strumento di partecipazione delle masse al processo di formazione delle decisioni politiche.
SEL è diventato un partito oligarchico, personalistico e centralista, un gruppo dirigente autonominato, decide le liste bloccate, la modalità di tesseramento, le alleanze ignorando completamente la base.
Una classe dirigente totalmente “autoreferenziale”.
Partito aperto significa dare la possibilità a tutti di fare politica partendo dai circoli aprendo i circoli a tutti ma senza annientare la struttura organizzativa di base del circolo.
Occorre affrontare seriamente il problema del rapporto centro-periferia, su cui si sono fatti molti passi indietro, nel caso del Lazio, Roma decide, ignorando la forza delle singole zone, ignorando che l’impegno in politica va protetto perché i militanti sono la ricchezza di un partito poiché esercitano una forma di volontariato civile e sociale.
Tutto questo non vuole essere una critica feroce e bacchettona verso un’ esperienza che fino ad ora ha portato, in alcuni casi, anche a degli eccellenti risultati, ma vuole essere un contributo da parte di chi, militando in questo partito, ha sperimentato di persona limiti ed inefficacia dell’esperienza fin qui descritta.
Queste considerazioni vorrei fossero considerate un umile contributo costruttivo in vista della costituzione della nuova Sinistra Italiana che si svolgerà a dicembre.
Concludo dicendo che l’art. 48 della nostra costituzione ci dice che il voto è personale, libero e segreto e i padri costituenti lo presentano come un dovere civico, l’articolo 49, dice: ”I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale”.
Un articolo che lascia pochi dubbi sul ruolo determinante che la Costituzione assegna alle forze politiche e dal quale si evince che la democrazia senza i partiti non esiste.

Letizia Moroni
26 febbraio 2016


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