Grazie Tina Anselmi.
Da Tina, Nilde, Elsa (Conci), Lina (Merlin) ai giorni nostri...
Ieri: conoscere il senso delle Istituzioni.
Oggi: conoscere il verso dei pantaloni (del potente maschio di turno).
Di solito sono contraria ad ogni forma di santificazione che avviene dopo la morte di personaggi importanti, ma da donna, non posso non sentire il bisogno di scrivere una mia considerazione su ciò che ha rappresentato Tina Anselmi, nel panorama politico italiano.
Chi ha la pazienza di leggermi, conosce il mio disprezzo nei confronti della attuale classe dirigente, soprattutto nei confronti delle attuali figure femminili al potere.
Cialtrone, venute alla ribalta spesso grazie al loro, sovrastimato, aspetto fisico, amanti quindi del "potente di turno" o, se meno avvenenti, nominate come "serve politiche" del "potente maschio in ascesa".
Figure femminili, nella maggior parte dei casi, senza storia e che non lasciano storia, senza formazione, senza una propria identità di pensiero, senza un passato politico solido, di solito sono borghesi e benestanti, per fare politica bisogna smarcarsi dalle incombenze familiari, poichè lo Stato non aiuta le donne, coloro che riescono ad arrivare ad assumere incarichi importanti, ad avere quindi libertà e tempo a disposizione per autodeterminarsi, (sempre con l'aiutino del potente di turno) sono per forza benestanti, perchè parcheggiare i figli, fuori dagli assurdi orari degli asili pubblici, costa, così come costa tempo e denaro prendersi cura degli anziani in carico.
Queste donne, paladine delle Birkin, appiattite sulla convenzionalità del dibattito politico quotidiano, misogene (si dimenticano che sono figlie delle quote rosa e trattano le colleghe di genere come appestate, privilegiando il maschietto rampante di turno) e prive di qualsiasi volontà di migliorare realmente la vita delle donne nel nostro Paese, sono la desolante fotografia dell'attuale parità di genere.
Di fronte a questo tristissimo scenario, dove si finge di considerare meritevoli coloro che sono arrivate alla meta grazie alla spudoratezza dei comportamenti, una donna come Tina Anselmi non può non provocare una sensazione di profonda nostalgia, nel cuore di chi crede che le donne al potere, così come gli uomini sia chiaro, dovrebbero essere esempi di sobrietà, di preparazione, di volontà per abbattere la mentalità maschilista, per modificare gli assiomi stereotipati del pensiero che strutturano la relazione uomo -donna.
Le donne invece hanno fatto propri tutti i difetti degli uomini, considerando questa becera emulazione come "parità".
La palingenesi culturale che tutte le donne "sinceramente femministe" agognano, non è avvenuta, semmai siamo di fronte ad una evidente involuzione culturale e ad un pericoloso arretramento della condizione femminile, attraverso un esibizionismo ed un uso brutale e svilente dei corpi.
Nell'attuale deprimente panorama politico, Tina Anselmi rappresenta un modello quasi unico e difficilmente imitabile, infatti, al contrario di quanto accade oggi, ha saputo strutturarsi politicamente attraverso meriti "sul campo" ed attraverso una grande preparazione di base.
Cattolica, di idee socialiste, profondamente antifascista, partigiana ( entra nella resistenza con il nome di Gabriella), donna di lotta (e non di letto come avviene oggi) e di governo, sobria, semplice, credibile, tenace, dalla indiscussa formazione politica, nel 1968 è eletta deputata e si occupa di donne, famiglia, sanità e lavoro.
Nel 1976 diventa la prima donna Ministro in Italia nel terzo governo Andreotti.
Fu due volte Ministro della Sanità e fu tra gli autori della riforma sul Servizio Sanitario Nazionale.
Nel 1981 venne nominata Presidente della Commissione d'Inchiesta sulla Loggia P2, portando avanti il suo incarico con estremo coraggio e lucidità, nonostante l'atteggiamento dei colleghi che volevano sicuramente sopire il clamore della vicenda, ma per la Anselmi: senza trasparenza la democrazia agonizza.
Indifferente agli attacchi dei potenti ed ancor prima del regime fascista, che attentò alla sua vita, ha saputo sfidare senza piegarsi le convenzioni del pensiero politico di allora, atteggiamento che pago' nel 1992 quando la DC la candidò in un collegio a sconfitta sicura.
Come sottolinea Anna Vinci, collaboratrice ed autrice della sua biografia LA GRAZIA DELLA NORMALITA' , la Anselmi è stata pressochè ignorata come senatrice a vita, ed ignorato fu il suo coraggio nelle lotta alla P2.
Nel 1982 dopo la conclusione delle indagini sulla Loggia, disse in un Parlamento vuoto: Noi abbiamo indagato sull'altra faccia della luna, ma voi non vigilate.
Esercitava il potere con serietà e rigore e fu profondamente colpita dal constatare che la classe dirigente di cui faceva parte, era profondamente implicata in quella vicenda.
Fu molto provata anche dalla vicenda Aldo Moro, di cui critico' la linea inflessibile per la liberazione dell'allora governo.
La Anselmi sulla vicenda Moro disse che tutti sapevano che Moro era in via Gradoli: in quei giorni si sapeva tanto e tutto...e tutto era anomalo.
La Anselmi non fu mai subordinata all'universo maschile.
Nel 1958 -61 assumerà un ruolo centrale nel movimento femminile e giovanile, rivendicando con orgoglio il ruolo femminile, la centralità della conquista del voto alle donne, l'importanza del ruolo di genere nella costruzione della democrazia italiana.
Una donna quindi, che ha saputo farsi largo attraverso le battaglie, lo studio, il coraggio.
Nulla a che vedere con le arrampicatrici di adesso, ciarpame selezionato e protetto dal padrone di turno, donne spalmate su listini e su liste, in nome delle quote rosa, senza alcun merito, ma con lo scopo di portare servilmente avanti la linea del loro leader (maschio) di riferimento.
Dovremmo far studiare alle nostre eccelse donne rampanti (avventuriere da Win for Life, stipendio assicurato senza merito, come da Gratta e Vinci) le biografie di queste colonne della storia politica Italiana, la Iotti, la Anselmi, Elsa Conci, Lina Merlin e tante altre che hanno condotte battaglie vere, di rivendicazione di un'identità femminile allora ferocemente relegata al focolare.
Qualcuno insegni alle nostre politiche ed a tutte le donne in posizioni apicali, che la lotta al maschilismo è più importante della lotta alle rughe, che passare da un letto all'altro o da un padrone all'altro (assecondando la spregevolezza del maschilismo imperante) per mantenere lo stipendio ed il prestigio rubato a chi merita, significa offendere tutte le persone (donne e uomini), preparate, oneste, coraggiose, pronte a lottare magari senza tacco 12, perchè per correre verso la libertà e verso una giustizia sociale universale non serve essere griffate, ma serve un grande cuore ed un immenso coraggio.
Grazie Onorevole Anselmi.... grazie per il suo esempio.....
Letizia Moroni
7 novembre 2016
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